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MALMERENDI, Giovanni (Giannetto) | “La costruzione della Rocca di Cesena” 1923 Xilo

La costruzione della Rocca di Cesena
“La costruzione della Rocca di Cesena” 1923 – xilografia a tre legni, cm. 44 x 36

MALMERENDI, Giovanni (Giannetto). – Nacque a Faenza il 3 nov. 1893 da Francesco e da
Angela Cavina. Frequentò la scuola tecnica d’arte e mestieri e nel 1907
completò gli studi alla scuola di disegno per artigiani T. Minardi e presso la
fornace Farina. Nel 1910 si iscrisse alla R. Accademia di belle arti di Bologna,
dove fece propria la lezione postimpressionista, evidente nelle due xilografie
dal titolo Armonia, riproducenti un notturno e un crepuscolo, esposte nel 1911
alla V Mostra d’arte al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza. In
sintonia con G. Morandi, G. Vespignani e M. Bacchelli, si interessò nel 1912 a
scene urbane e di moto, come testimonia l’acquerello Piazza S. Petronio a
Bologna (Pesaro, collezione Anna Cantori Malmerendi) o la xilografia di
ascendenza munchiana Ballo (1913: Ravenna, collezione Francesco
Malmerendi). Nel 1913 si diplomò e, grazie a due premi del ministero della
Pubblica Istruzione, fu a Venezia, Siena, Perugia e Roma, dove tornò nel 1914
per partecipare al concorso per l’insegnamento del disegno. Decisive per il
successivo orientamento del M. furono, nel 1914, la conferenza di F.T. Marinetti all’Università di
Bologna e la serata futurista che seguì al teatro Corso.
Sulla spinta di tali suggestioni e, in particolare, della ricerca plastico-dinamica di U. Boccioni,
eseguì dipinti e disegni che espose all’inizio del 1915 nella sua prima personale all’albergo Corona
di Faenza: Sintesi di paesaggio (disegno: collezione privata); Plasticità emotiva di due
donne (litografia) e Disegno dinamico; Energie elettriche (monotipo di ubicazione ignota,
documentato da una fotografia e finora confuso con la litografia Dinamismo di locomotiva) e i
quadri Moto+luce+rumore (Tunnel Umberto I, Roma) (Faenza, collezione V. Ghirlandi); Tarantella
sarda (Lugo, collezione G.P. Babini), eseguito a Iglesias, in Sardegna, dove, dalla fine del 1914, il
M. insegnava alla scuola tecnica A. Lamarmora; l’ovale Boccale+peschiera+bottiglia (o Pesci
rossi), acquistato da U. Bubani (di ubicazione ignota, erroneamente confuso con Ritmo
d’oggetti); Ritmo d’oggetti (Lugo, collezione G.P. Babini), esposto con il titolo originario di Natura
morta alla III mostra della Secessione romana del 1915; Signorina+ambiente (Ravenna, collezione
F. Malmerendi), caratterizzato da una più salda costruttività. In tale occasione il M. firmò con il
poeta Armando Cavalli il manifesto Impressionismo cubismo futurismo, in cui affermava il valore
compiutamente architettonico del quadro futurista.
A questo periodo risale lo scambio epistolare con Boccioni (Ravenna, collezione F. Malmerendi,
pubbl. in Benedetto, pp. 14-18, 20 s.). Seguirono opere come Emotività di una villa (1915:
ubicazione ignota) e Natura morta dinamica (1915: Pesaro, collezione A. Cantori Malmerendi),
sviluppata, quest’ultima, in termini più marcatamente figurativi. A tale orientamento concorse la
frequentazione del gruppo futurista fiorentino, con il quale il M. fu in contatto dal 1915 quando,
arruolatosi volontario nell’esercito, fu assegnato al III genio telegrafisti. Nello stesso anno partecipò
a Faenza alla Mostra d’arte e beneficenza con Signorina+ambiente, Moto+luce+rumore, Energie
elettriche e cinque nuove opere: Stato d’animo (paesaggio) (Lugo, collezione G.P. Babini),
l’ovale Insieme ritmico e dinamico di bar notturno (Forlì, Pinacoteca civica), Natura morta sotto la
luce elettrica (ubicazione ignota), uno studio di Moto+luce+rumore e l’autoritratto Autosoldato
costruito a larghe tessere cromatiche (Ravenna, collezione Francesco Malmerendi).
Processato per insubordinazione, nel 1916 fu trasferito a Verona con l’incarico di disegnare
fortificazioni militari per la difesa delle valli venete. Con F. Casorati organizzò al palazzo della
Gran Guardia di Verona la Mostra d’arte pro invalidi di guerra, eseguendo sia la xilografia per la
copertina del catalogo sia il manifesto in stile liberty. Espose quattro incisioni (Campi in
Sardegna, Zampognari sardi, Il paese, La modella) e due acquerelli. Nel 1916-17 progettò per C.
Palazzoli di Verona un servizio da tavola eseguito dalla fornace Minardi di Faenza; partecipò
all’Esposizione interregionale d’arte di Lugo (Ritmo d’oggetti, Insieme ritmico e dinamico di bar
notturno, Sintesi di paesaggio), promossa da F. Balilla Pratella e trasferita nel 1917 a Forlì; e fu
premiato alla II Mostra del bianco e nero (Il Mulino) ordinata a Bologna dalla Società Francesco
Francia. Nonostante i contatti epistolari con Marinetti, G. Balla, E. Settimelli e O. Mara, nel 1919
non aderì alla mostra di palazzo Cova a Milano, perché impegnato nella sistemazione del Museo
dell’Arma del Genio in Castel Sant’Angelo. Congedato dall’esercito e ottenuto l’insegnamento nella
regia scuola complementare E. Fabbri di Cesena, sposò a Faenza Caterina Ortolani, sorella del
pittore ceramista Mario, dalla quale ebbe due figli, Anna nel 1920 e Francesco nel 1923.
Nel 1919 pubblicò a Faenza un album di Dieci xilografie originali. Nel 1920 iniziò a collaborare
con la rivista La Piê di A. Spallicci e con le officine Baldi di Brisighella e Matteucci di Faenza. Per
quest’ultima disegnò oggetti ed elementi in ferro battuto esposti nel 1923 alla I Mostra
internazionale di arti decorative di Monza. Del 1920 sono le xilografie per il poema scenico-satirico
del musicista L. Caffarelli, Galeotus, edito a Faenza ed esposto nel 1922 alla I Fiera internazionale
del libro di Firenze. Dopo l’Exposition internationale d’art moderne di Ginevra del 1920
(xilografie Case di birocciai, Roversano, I viandanti, Campi di Sardegna), partecipò nel 1921 a
Forlì alle Esposizioni romagnole riunite con due dipinti, Un angolo di Romagna (1919: Ravenna,
collezione F. Malmerendi) e Madre con figlia (1921: Pesaro, collezione A. Cantori Malmerendi),
che segnano il superamento dell’esperienza futurista, e alla I Biennale romana con Autunno in
Romagna (ubicazione ignota) e due xilografie per la mostra del bianco e nero ordinata da A. De
Carolis. Con quest’ultimo e con B. Disertori espose nel 1922 alla mostra ordinata a Parigi dalla
Société de la gravure sur bois originale. Nel 1920-22 aprì con il pittore L. Castellani una bottega di
maioliche artistiche in un bastione delle mura malatestiane di Cesena. Disegnò il logo delle
fabbriche faentine di ceramica La nuova Ca’ Pirota e la Faventia-Ars, con la quale collaborò a lungo
realizzando opere di particolare impegno, come il pannello Il torniante (1933: Faenza, ex fabbrica
Faventia-Ars). Sue xilografie apparvero nel 1923 alla II Biennale romana (La costruzione della
Rocca, di quello stesso anno: Ravenna, collezione F. Malmerendi) e alla XCI Esposizione della
Società amatori e cultori di belle arti (La fornace delle ceramiche: ibid.). Nello stesso anno, eletto
assessore nel Consiglio comunale di Faenza, si dimise a causa del nuovo clima politico. Nel 1924 fu
alla XIV Biennale di Venezia con le xilografie Il porto (Cesena, collezione famiglia Malmerendi)
e La pineta (Ibid., Cassa di risparmio) e portò a termine il suo più significativo lavoro in ferro
battuto: la cancellata per il Monumento al medico caduto in guerra di A. Minerbi, inaugurato dal re
nel chiostro della Scuola di sanità a Firenze. Fu presente, nello stesso anno, al concorso nazionale
Stefano Ussi di Firenze con Il raccolto (donato nel 1934 alla Lotteria nazionale), e nel 1925 inviò
suoi lavori alla II Mostra internazionale di arti decorative di Monza. Partecipò alla II Esposizione
internazionale dell’incisione moderna di Firenze del 1927, all’Annual International Exhibition of
lithography and wood engraving dell’Art Institute of Chicago (1929-31) e alla I Quadriennale
romana del 1931 (La strada: xilografia).
Dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1927, nel 1930 si trasferì a Cesena, dove estese l’interesse
per le arti decorative alla realizzazione di mobili e in pittura si volse a un verismo dai colori accesi e
smaltati che trovò piena espressione in una serie di dieci grandi dipinti, compiuti tra il 1938 e il
1958 con l’idea – non realizzata – di esporli, con La famiglia (1923: Pieve di Cento, Museo
Bargellini) e Il raccolto, in una sala appositamente approntata della sua villa.
Due di questi, La processione della Madonna (1929: collezione privata) e La sfornata della
fabbrica delle maioliche (1933: presso il Comune di Cesena), apparvero nella personale allestita nel
1934 alla Biblioteca Malatestiana (della quale lo stesso M. presentò il Catalogo(, pubblicato a
Cesena senza data) insieme con opere futuriste, xilografie e lavori in ceramica tra cui il Pannello
con pesci premiato nel 1929 a Faenza con la medaglia d’oro al concorso Gaetano Ballardini.
Eseguì commissioni per numerose chiese della zona. Tra queste: S. Savino a Faenza (1938: S.
Savino), S. Maria Immacolata (1943: Immacolata Concezione della Vergine, da B.E. Murillo) e S.
Cristina (1956: tabernacolo e altar maggiore) a Cesena, il tempio Malatestiano di Montecodruzzo
(1944: La consegna delle chiavi, Ego sto ad ostium, et pulso), le parrocchie di Roversano (1952: S.
Pietro) e Sorrivoli (1957: S. Aldebrando), S. Pietro di Cesenatico (1961: La pesca miracolosa).
Nominato ispettore onorario alle Antichità e scavi (1942), curò nel 1945 la ricostruzione di chiese e
monumenti distrutti dalla guerra e si batté per la salvaguardia del centro storico di Cesena contro
l’insediamento dell’edilizia moderna.
Nel 1946 sposò in seconde nozze Maria Camprini. Dell’ultima attività espositiva si ricordano la
Mostra nazionale della pittura e della scultura futurista del 1951 a Bologna, la VI Quadriennale
romana del 1951 (Rocca malatestiana di Gradara: xilografia), il I Premio nazionale Scipione alla
Biennale di pittura di Macerata del 1955 (Le saline di Cervia: xilografia), l’antologica alla
Fondazione Garzanti di Forlì del 1958. Nel 1960 fu invitato alla Mostra storica del futurismo
nell’ambito della XXX Biennale di Venezia (Moto+luce+rumore, Insieme ritmico e dinamico di bar
notturno).
Il M. morì a Cesena il 7 ag. 1968.
Fonti e Bibl.: Ravenna, Arch. privato Francesco Malmerendi; E. Benedetto, M. futurista,
documentazione a cura di S. Babini, Roma 1973; R. De Grada, Omaggio a Giannetto M. Mostra
retrospettiva (catal., Cesena-Ravenna), Faenza 1973; Il futurismo in Romagna (catal.), a cura di E.
Crispolti, Rimini 1986, pp. 13, 19, 27-31, 48 s., 150; O. Piraccini, Giannetto M. nel paesaggio
ravennate (catal., Ravenna), Faenza 1988; Futurismo in Emilia Romagna (catal., Vignola) a cura di
A.M. Nalini, Modena 1990, pp. 38, 58 n. 33, 65, 131; A.M. Nalini Setti, in La pittura in Italia. Il
Novecento/1, II, Milano 1992, p. 946; G. Di Genova, Giannetto M. (1893-1968). Pitture, disegni,
xilografie, ceramiche e arte applicata (catal.), Cesena 1993; Futurismo 1909-1944 (catal., Roma), a
cura di E. Crispolti, Milano 2001, p. 586; M. Giacomelli, in Il dizionario del futurismo, a cura di E.
Godoli, Firenze 2001, pp. 680 s.; G. Stella, Faenza: Giannetto M.: pittura e ceramica di gran
pregio, in Il Romagnolo, I (2002), 2, pp. 56-58; L. Servolini, Diz. illustrato degli incisori italiani
moderni e contemporanei, Milano 1955, pp. 464 s.; A.M. Comanducci, Diz. illustrato dei
pittori( italiani moderni e contemporanei, Milano 1972, p. 1825.
F. Franco

Dimensioni 44 × 36 cm
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