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M. Capuzzo | “Lungo il Volano”

Mario Capuzzo pittore che abitò il Po con il suo barcone studio e dimora, più esattamente sul Volano sentendone i flussi e rimanendo legato in maniera indissolubile alla terra che galleggia tra Ferrara e il delta del Po e qui descritta nei suoi colori pesti nei riflessi limacciosi come la materia pittorica che li rappresenta.

Cenni biografici

Mario Capuzzo nasce il 2 giugno 1902 a Badia Polesine, ma è da considerare ferrarese d’adozione. Fin dalla prima infanzia si stabilì a Ferrara ed in questa città si iscrisse alla scuola d’arte Dosso Dossi, ove ebbe i primi insegnamenti. Da questa scuola Capuzzo, oltre ad ottimo profitto, ottenne la licenza, aggiudicandosi anche una medaglia quale miglior allievo. Quindicenne, Capuzzo si trasferisce a Milano e si iscrive ai corsi di Brera, dove frequenta gli studi di due grandi ferraresi: Giuseppe Mentessi e Gaetano Previati. A Milano egli si fa subito apprezzare nel campo artistico, vincendo un concorso per l’illustrazione di un libro sulla vita dei Santi Crispino e Crispiniano.
Non ancora ventenne è a Roma dove viene accolto nel gruppo dei pittori detti della “Campagna Romana”, con Sartorio, Carlandi e altri artisti famosi del periodo.
Durante il servizio militare gli viene affidato l’incarico di eseguire la decorazione del Teatro della Legione Carabinieri di Roma. Congedato, Capuzzo si trasferisce a Trieste ove rimane per alcuni anni, lavorando intensamente per preparare un notevole gruppo di opere, che esporrà poi a Ferrara nella sua prima mostra personale allestita nel Castello Estense, che riscosse un trionfale successo di critica e di pubblico.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale Capuzzo si trovava a Trieste.
In quella città venne prelevato dai tedeschi durante un rastrellamento e condotto in un campo di concentramento. La sua abilità artistica lo soccorse, Capuzzo venne infatti nominato disegnatore ufficiale del “Piccolo” di Trieste ed ebbe in seguito l’incarico di pittore al seguito delle truppe di prima linea.

Dopo la fine del conflitto egli si ritira a Portorose, ma, in seguito alla divisione territoriale dell’Istria, Capuzzo decide di tornare nella sua Ferrara, dove si sposa.
Gli impegni artistici lo inducono a riprendere il peregrinare attraverso l’Italia: Trieste, Roma, Firenze, Bologna, per tornare poi ancora a Ferrara dove dipinge la grande Pala dedicata a Santa Teresa nella chiesa di San Biagio.
Il suo spirito di artista perennemente in viaggio, lo induce a scegliere come propria dimora, un barcone che acquista proprio nel periodo in cui si trovava a Comacchio per dipingere una “Gloria dei Santi” nella Chiesa del Rosario.
Nei 15 anni successivi, quella barca diventa la sua casa e il suo studio d’artista, ancorato nelle vicinanze del settecentesco Palazzo del Vescovo, sul lungo Po, a Codigoro.

In questa casa galleggiante egli lavora sereno e riceve, con la sua proverbiale ospitalità, gli amici e i suoi affezionati collezionisti che giungono da ogni parte d’Italia, sfidando la stretta e scricchiolante passerella che unisce la terraferma alla barca-studio di Capuzzo.
Qui, egli riceve personalità civili ed ecclesiastiche.
E’ di questo periodo l’incarico di ripristinare e completare la grande “Via Crucis” del Cagliarino nella Chiesa di Santa Maria della Scala in Verona, danneggiata dai bombardamenti durante l’ultimo conflitto.
Per la stessa chiesa esegue una grande Pala d’altare, dedicata ai dispersi della guerra. Affresca poi la grande cupola dalla Chiesa di San Bartolomeo, illustrandovi la vita ed il martirio del Santo. In seguito organizza e prepara con vigoroso, frenetico entusiasmo, importanti sue personali in Italia ed all’estero.
I meritati riconoscimenti artistici che riceve dal Governo Italiano, da quelli stranieri e dal Vaticano, sono la testimonianza della sua ininterrotta e apprezzata attività artistica.
In seguito, e per molti, anni, apre uno studio a Milano, soggiornandovi saltuariamente per periodi più o meno lunghi.
Ritorna infine, definitivamente, al suo barcone, dove, come egli stesso confida agli amici, trascorre, con la moglie e gli immancabili gatti, momenti magici di intensa sintonia con un ambiente ancora selvaggio caratterizzato dallo scorrere del fiume tra canneti e erba palustre, in un riverbero di luce sempre diversa a seconda delle stagioni e delle ore del giorno.
Tutti i giorni della sua vita, fino all’ultimo.

Tratto da: http://www.comune.codigoro.fe.it/codigoro/common/AmvDocumentoInfo.do?ID=211&REV=0&MVSZ=17&MVPD=

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Dimensioni 50 × 40 cm
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