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Un esempio di divulgazione scientifica tramite stampa nella Bologna del XVIIIsec.

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  • Categoria dell'articolo:Editoriale

L’idea di Cattani e Nerozzi fu di proporre un successo editoriale e divulgativo come quello che fu il Buffon per le scienze naturalistiche, portando a Bologna una riedizione che fosse capillare nella sua diffusione in città tramite anche abbonamenti e uscite periodiche. Oltre la questione della riproducibilità si affrontò qui anche la difficoltà di realizzazione tipografica, risolta egregiamente anche con quel che fu il contributo dei caratteri di questo illustre personaggio parmense che rispondeva al nome di Bodoni.
“La Serie d’animali quadrupedi di Antonio Cattani e Antonio Nerozzi pubblicata a Bologna (1783-1787) Il 12 agosto 1783, sulla gazzetta settimanale «Bologna», Antonio Cattani (1747-1787) e Antonio Nerozzi (1759-1801), che fin dal 1780 avevano concordato fra loro «una società nella sfera di stampa di rami»,informano il pubblico dell’avvio di una loro nuova impresa editoriale dedicata agli animali quadrupedi. L’iniziativa bolognese si rifaceva palesemente, pur non dichiarandolo, all’edizione veneziana degli incisori Innocente Alessandri e Pietro Scattaglia. Le immagini degli animali quadrupedi proposte erano letteralmente ricopiate da quelle di Alessandri e Scattaglia (a loro volta come abbiamo visto derivate dall’editio princeps in-4° dell’Histoire naturelle di Buffon). L’operazione di ricopiatura fu quanto mai diligente, rispettando anche l’orientamento verso destra o verso sinistra degli animali (coincidente nelle due edizioni; gli animali raffigurati non sono cioè mai in controparte); anche il numero complessivo stesso delle immagini pubblicate corrisponde perfettamente, essendo 200 in entrambe le edizioni. Esiste comunque una differenza sostanziale. Gli animali quadrupedi di Cattani e Nerozzi abbinano nello stesso foglio l’immagine calcografica e il testo tipografico; questo vuole dire che il medesimo foglio di carta aveva dovuto affrontare in successione la pressione di due distinti torchi, quello calcografico e quello tipografico; al contrario, nell’edizione Alessandri-Scattaglia la parte calcografica era nettamente separata da quella tipografica, dando origine a quattro volumi di immagini (editi all’insegna della B. Vergine della Pace sopra il Ponte di Rialto) e a quattro volumi con i testi (stampati nella tipografia di Carlo Palese), per complessivi otto volumi scaglionati, a due a due, fra il 1771 e il 1775. Ogni singolo foglio degli animali quadrupedi di Cattani e Nerozzi, proposti singolarmente con periodicità settimanale dalla metà del 1783 alla fine del 1787, riporta in basso le note tipografiche di luogo, editore e anno di pubblicazione, a significare una propria valenza autonoma, indipendentemente dal fatto che si trattasse di una pubblicazione in continuazione. Ciò non toglie che con la stampa del foglio numerato 100 Cattani e Nerozzi pubblicarono un volume cumulativo, annunciandone l’uscita il 29 novembre 1785 sulla gazzetta «Bologna»: «Da questa Calcografia Cattani e Nerozzi è sortito il primo volume contenente 100 rami dell’Istoria naturale de’ Quadrupedi, con appiedi di ognuno la sua descrizione, a tenore di un manifesto pubblicato li 12 maggio 1783».48 Solo a edizione ultimata, i fogli rimasti nel frattempo invenduti ebbero una emissione cumulativa in due tomi, entrambi datati 1788, con tanto di frontespizio intitolato Serie d’animali quadrupedi colle loro particolari descrizioni tolte dai migliori autori 49 46 Vedi ASBo, Notarile, Nicolò Maria Musiani, rogito 4 febbraio 1780. 47 L’impresa era stata preannunciata da un manifesto pubblicato il 12 maggio 1783, di cui non ho trovato traccia ma che è citato nella gazzetta «Bologna» n. 48 del 29 novembre 1785. 48 Non sappiamo se questo primo volume avesse un proprio frontespizio datato 1785, perché fino ad oggi non ne sono emersi esemplari. 49 L’unico esemplare fino ad oggi conosciuto di tale emissione datata 1788 è il volume con collocazione 11.C*.I.1 della Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Il volume raccoglie tutti i 200 fogli, in bianco e nero (cioè senza coloritura all’acquerello), che misurano in media, pur essendo stati rifilati per la rilegatura, 43,3 x 30,2 cm. La Raccolta Civica di Stampe Achille Bertarelli di Milano conserva una raccolta pressoché integrale (è priva dei due frontespizi e delle incisioni n. 34, 35, 74, 192 e 193; in compenso risultano duplicate le incisioni n. 75 e 151), raccolta (con collocazione VOL AA 471; con etichetta di provenienza dalla «Biblioteca Banzi») anch’essa in bianco e nero, molto pregevole per l’ottimo stato di conservazione (i fogli, rifilati per la rilegatura, misurano mediamente 41,4 x 29,3 cm). Zoo di carta 58 59 VIII. La Serie d’animali quadrupedi di Antonio Cattani e Antonio Nerozzi Il fatto che i fogli stampati a Bologna fossero ognuno un’unità completa in se stessa, nonostante fossero numerati progressivamente da 1 a 200 ed uscissero con cadenza settimanale come un’opera a dispense, si evince anche dal corpo dei caratteri tipografici usati, che varia moltissimo a seconda della consistenza del testo esplicativo di accompagnamento (vedi fig. 95 e 96); è da notare poi che a partire dal foglio 151 (dedicato al Serval), pubblicato nel corso del 1786, cambia completamente lo stile grafico, adottando Cattani e Nerozzi un più piccolo e aggiornato carattere (probabilmente acquistato dalla fonderia Bodoni di Parma;50 vedi fig. 125-129 e 132-133); indizio anche questo, la mancata uniformità grafica dell’insieme, del fatto che le varie carte avessero anche una propria valenza specifica, fossero di fatto unità distinte e autonome, indipendentemente dalla loro collocazione in una serie. L’iniziativa di Cattani e Nerozzi, uno degli episodi più significativi – anche se finora poco noto – nella storia della calcografia e della tipografia bolognesi della seconda metà del Settecento, si rivolge, senza pretese di eccessiva e analitica scientificità, ad un largo pubblico, desideroso di essere aggiornato sulle ultime scoperte naturalistiche. Quasi una collezione di figurine ante litteram, ogni immagine, accattivante e curiosa ma dotata anche di un proprio testo esplicativo, avrebbe potuto fare bella mostra di sé, addirittura con funzione di arredo se incorniciata e appesa sulle pareti nelle case di un ceto civico borghese delle professioni in sintonia con il clima illuministico, di cui in quegli anni era espressione a Bologna il periodico «Memorie enciclopediche» di Giovanni Ristori, periodico che comunque non fa cenno dell’impresa di Cattani e Nerozzi forse per il troppo spiccato intento divulgativo, più che strettamente scientifico, dell’edizione. Nell’avviso apparso sulla gazzetta bolognese del 12 agosto 1783 Cattani e Nerozzi. Le lettere maiuscole ornate utilizzate per il nome dell’animale raffigurato e i capilettera dei testi esplicativi nei fogli numerati 151-200 corrispondono infatti a un carattere documentato fra quelli di Bodoni: cfr. Giambattista Bodoni, Fregi e majuscole incise e fuse da Giambattista Bodoni direttore della Stamperia reale, a Parma, nella Stamperia stessa, 1771, nella sezione Lettere da due righe ornate, a p. 39, terzultima riga per il tondo, penultima riga per il corsivo. Del resto Bodoni compare fra i creditori della ditta Cattani e Nerozzi, e per una somma rilevante, in occasione del rendimento dei conti del 1787 allegato a un rogito datato 7 dicembre 1790 del notaio Paolo Guidetti (in ASBo, Notarile). 51 Vedi Il libro illustrato a Bologna nel Settecento. Biblioteca Universitaria, 22 settembre – 1 dicembre 2007, a cura di Biancastella Antonino, Giuseppe Olmi, Maria Gioia Tavoni, Bologna, Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Dipartimento di Italianistica, 2007. 52 Come documentato dai 132 fogli acquerellati della Biblioteca di San Giorgio in Poggiale, acquistati nel gennaio 2019 dalla Galleria de’ Fusari Memoires di Bologna. Le dimensioni delle cornici (42,5 x 30,5 cm) hanno ovviamente determinato una notevole rifilatura: i fogli infatti sono oggi mediamente di 36,5 x 25 cm, molto ridotti rispetto agli esemplari in bianco e nero dell’Archiginnasio (43,3 x 30,2 cm) e della Raccolta Bertarelli (41,4 x 29,3 cm). I fogli della Biblioteca di San Giorgio in Poggiale, essendo stati a suo tempo controfondati con incollaggio su cartoncino e a lungo esposti alla luce, presentavano un notevole ingiallimento della carta e tracce di usura per gore di umidità e attacchi biologici, e sono stati pertanto oggetto di un intervento di restauro conservativo ad opera di Formula Servizi Società Cooperativa di Forlì (operatrici Roberta Stanzani e Silvia Bondi). 53 Vedi C. Capra, Giovanni Ristori da illuminista a funzionario (1755-1830), Firenze, La nuova Italia, 1968. «fanno sapere agli amatori di quella parte di Storia Naturale che riguarda gli Animali Quadrupedi, di cui sin’ora diverse edizioni di carte stampate, che da molte parti si sono ricevute non hanno incontrata la loro soddisfazione, aver Essi intrapresa l’edizione di una nuova stampa de’ riferiti animali sotto la direzione de’ più rinomati professori di Storia Naturale di questa città, e d’un incisore diligentissimo, ponendo sotto l’effigie di ciascun animale il suo nome e tutte le notizie di lui, che più degne vengono riputate dell’altrui considerazione». L’impresa nasceva quindi «sotto la direzione de’ più rinomati professori di Storia Naturale di questa città, e d’un incisore diligentissimo». I fogli con cadenza settimanale sarebbero stati consegnati agli associati bolognesi direttamente al loro domicilio al costo di 6 baiocchi per le carte in bianco e nero e al costo di 12 baiocchi (quindi il doppio) per le carte con le incisioni acquerellate . I costi aumentavano decisamente (del 66% circa) per i non associati: un paolo (equivalente a 10 baiocchi) per ogni immagine in bianco e nero e due paoli (equivalenti a 20 baiocchi) per le carte con incisioni colorate: «Per meglio poi soddisfare all’altrui genio, hanno Essi [Cattani e Nerozzi] deliberato d’esporre gli Animali Quadrupedi altri nella nativa lor tinta, cioè nera, ed altri miniati; onde in due classi verranno divisi li signori associati, e per le carte tinte in nero si ricercheranno baiocchi 6, per le miniate baiocchi 12, e ogni settimana verrà a qualunque associato portato a casa sua uno di questi animali, che sarà stampato in mezzo folio reale di buonissima qualità. Chi non essendo associato ne desiderasse l’acquisto, dovrà pagare le nere un paolo e le miniate due. Si avverte inoltre, che saranno a carico de’ forestieri le spese di spedizione e d’altro». La derivazione dei quadrupedi Cattani-Nerozzi da quelli incisi da Alessandri e Scattaglia è chiaramente percepibile anche nella successione stessa dei soggetti, così come via via si susseguono in ordine di pubblicazione, tanto che il numero progressivo di ogni singola immagine spesso, soprattutto all’inizio, coincide perfettamente fra le due serie. Le variazioni sono minime: il Coniglio grigio e il Coniglio d’angora, che in Alessandri-Scattaglia corrispondono ai numeri 49 e 50, non compaiono nella serie Cattani-Nerozzi; e analogamente i Pipistrelli di vari paesi (n. 109 di Alessandri-Scattaglia) vengono ‘saltati’ da Cattani-Nerozzi, che raggiungono comunque il numero complessivo di 200 incisioni sdoppiando in due distinte immagini la Talpa e il Ghiro, che risultavano unite in Alessandri-Scattaglia , e aggiungendo, significativamente alla fine (avendo ormai ultimato la ricopiatura del modello veneziano), il Mulo (n. 199) e il Cavallo inglese (n. 200), che non erano invece presenti nella serie Alessandri-Scattaglia. Questi «rinomati professori di Storia Naturale» sono al momento senza nome. Non conosciamo quindi chi fosse l’estensore dei brevi testi di commento alle immagini, testi che, pur riprendendo spesso quelli dell’edizione veneziana, hanno una loro specificità e caratteristiche autonome, ad esempio nel rilievo dato all’attività venatoria («uno de’ più dilettevoli trattenimenti delle oneste e ricche persone»), in particolare quando si tratta di cani da caccia (vedi i n. 100, 105-107), e nella frequente esibizione di conoscenze linguistiche con enumerazione delle differenti denominazioni degli animali nelle varie lingue. Di questo «incisore diligentissimo» non sappiamo nulla, neppure se fosse attivo a Bologna oppure in un’altra città (a Venezia? Vedi però infra, nota 57). L’edizione della Serie d’animali quadrupedi di Cattani e Nerozzi venne con ogni evidenza realizzata a Bologna, come attestato dalle note tipografiche dei singoli fogli e dalle filigrane delle carte impiegate (i cui simboli sono compatibili con il sistema di segni utilizzati dalle cartiere locali), ma i rami (che mediamente risultano, dall’impronta di stampa, di 24,9 x 25,3 cm) avrebbero potuto anche essere realizzati – è un’ipotesi da vagliare – altrove, in laboratori specializzati nella riproduzione di immagini incise. Del resto anche per la semplice fornitura dei supporti, cioè delle lastre di rame da incidere ex novo, si faceva a Bologna spesso riferimento a Venezia, come è confermato, per il 1810, da Antonio Basoli, che per realizzare la sua Raccolta di prospettive serie, rustiche e di paesaggio annota: «Li rami li feci venire da Venezia e la carta da Fabriano, che mi portarono non poca spesa» (cfr. La vita artistica di Antonio Basoli, a cura di Fabia Farneti e Vincenza Riccardi Scassellati Sforzolini, Bologna, Minerva, 2006, p. 93). Da notare poi che nel «ristretto dei conti» del 1787 relativo alla ditta Cattani e Nerozzi (cfr. ASBo, Notarile, Paolo Guidetti, rogito 7 dicembre 1790) compaiono nell’elenco dei creditori i veneziani Viero, Wagner, Remondini, Furlanetto che evidentemente avevano fornito materiali (forse immagini stampate; o altro?) o servizi ai nostri calcografi bolognesi. Cfr. però G. Moschini, Dell’incisione cit., p. 139, parlando dell’edizione Alessandri-Scattaglia, «Serie di Animali, fogli trenta per la edizione del Buffon, sopra disegni a penna di P. A. Novelli; opera, poco appresso, intagliatane in Bologna» (il corsivo è mio). Il lavoro di ‘miniatura’, cioè di coloritura all’acquerello, eseguita manualmente, delle incisioni, rappresentava un costo aggiuntivo non indifferente per Cattani e Nerozzi. Nel ristretto dei conti del 1787 della ditta Cattani e Nerozzi (cfr. ASBo, Notarile, Paolo Guidetti, rogito 7 dicembre 1790) le «spese di miniature» assommavano a 301 lire e 13 soldi.
Le differenze fra le incisioni veneziane Alessandri-Scattaglia e quelle bolognesi Cattani-Nerozzi sono impercettibili, tanto l’opera di ricopiatura fu diligente e accurata, un vero esempio di virtuosismo dell’appropriazione. Le immagini bolognesi, non potendo occupare tutto il foglio ma dovendo invece lasciare dello spazio in basso per il testo tipografico, risultano a volte ‘compresse’, con un minore sviluppo di rami e fronde nella parte superiore e di lembi di terreno nella parte inferiore, rispetto ai prototipi veneziani. In pochi casi sono poi riscontrabili nelle copie bolognesi alcune omissioni (per risparmiare tempo e lavoro?) di elementi ambientali presenti invece nei modelli da cui sono tratte, come nel caso del Cane Danese Grande , del Cane Mufolo e del Fatagino ; più consistente la variazione del contesto ambientale nel Gatto domestico . Le due imprese editoriali ‘gemelle’, quella di Alessandri e Scattaglia a Venezia negli anni 1771-1775 e quella di Cattani e Nerozzi a Bologna negli anni 1783-1787, consentivano ad un vasto pubblico di vedere, e collezionare, immagini di animali non solo ben conosciuti (come potevano essere il cavallo, l’asino, il bue) ma più spesso inconsueti, quelli che a volte venivano esibiti a pagamento nelle fiere (come elefanti, rinoceronti, ippopotami, cammelli) , o anche animali di recentissima scoperta nei lontani territori del Siam, della Guinea, del Canada, del Brasile. La componente esotica ha un rilievo notevole nel caratterizzare l’ambiente in cui l’animale è raffigurato: pagode con cupole a bulbo e moschee con minareti sormontati dalla mezzaluna islamica compaiono spesso per definire la fauna di paesi lontani dal continente europeo. L’esotismo assume spesso connotazioni archeologiche, con rovine che alludono ad un lontanissimo e misterioso passato; e così i nostri animali hanno sullo sfondo antichi ruderi, piramidi (a volte egiziane, a volte maya), sfingi, colonne dai capitelli singolari, resti di statue . Il recupero dell’antico e il fascino delle rovine sono una caratteristica via via sempre più connotante la sensiblerie settecentesca e, presente fin nei disegni originari di Jacques de Sève, si perpetuerà nelle immagini delle varie edizioni dell’opera di Buffon, rappresentandone uno dei fattori non marginali di successo.Al di là dei richiami al mondo orientale e moresco, alle turcherie, all’antichità greca e romana, egiziana e messicana, non mancano accenni ad una storia più vicina geograficamente e più recente cronologicamente, con edifici vetusti in abbandono, torrioni e fortificazioni in muratura che esibiscono misere superfetazioni lignee addossate nel corso del tempo, muri sbrecciati con l’intonaco caduto e ricoperti da piante infestanti e povere capanne con tetto di canna . La presenza umana è altresì spesso ribadita introducendo, con intento di disinvolta ‘sprezzatura’ e con maggiore frequenza rispetto al proto. Non abbiamo elementi per definire con precisione quale tecnica di ricopiatura sia stata adottata. Richiamo comunque l’attenzione su un aspetto particolare in cui mi sono imbattuto mettendo a confronto l’esemplare della Raccolta Bertarelli di Milano con quello dell’Archiginnasio di Bologna. Il foglio n. 153 (raffigurante l’Ocelot) della Raccolta Bertarelli è datato 1786, mentre quello dell’Archiginnasio risulta datato 1787. Il testo del foglio dell’Archiginnasio risulta con ogni evidenza ricomposto tipograficamente e l’immagine, a differenza del foglio milanese, non sembra una calcografia, bensì un disegno ad inchiostro . Evidentemente nel 1787, forse su richiesta di un collezionista che era privo del foglio n. 153 pubblicato l’anno prima, Cattani e Nerozzi avevano ristampato il testo dell’Ocelot e non avendo più a disposizione la relativa lastra di rame (le lastre, per risparmiare, venivano non solo incise su entrambi i lati, ma anche – possiamo ipotizzare – levigate alla fine della tiratura per essere nuovamente utilizzate) avevano fatto ricorso ad un disegno a penna. La carta del foglio n. 153 dell’Archiginnasio (che esibisce una filigrana e una contromarca «Sesto» inequivocabilmente bolognesi) è poi talmente usurata, macchiata e con lacerazioni da rendere plausibile l’ipotesi che tale foglio possa essere addirittura identificato con il disegno preparatorio (ricopiato dall’edizione veneziana Alessandri-Scattaglia) dell’incisione bolognese Cattani-Nerozzi. 58 Già nell’opera di Ulisse Aldrovandi, ma episodicamente, alcuni animali esotici, realizzati in xilografia, erano stati abbinati a riferimenti ‘orientaleggianti’, ad esempio a edifici sormontati dalla mezzaluna: vedi la giraffa in Ulisse Aldrovandi, Quadrupedum omnium bisulcorum historia, Bononiae, apud Sebastianum Bonhommium, 1621, p. 931. Non stupisce quindi che l’Histoire naturelle di Buffon fosse fra le opere studiate da Antonio Basoli, che nella sua Vita artistica ne registra l’acquisto e lo studio in corrispondenza dell’anno 1805 e annota di esservisi ispirato per le vignette delle favole di Esopo nel 1844; del resto, già molti anni prima, nel 1802, aveva fatto «diversi disegni d’animali tratti dall’Enciclopedia metodica», immagini che discendevano direttamente, anche se private dall’ambientazione esotica, da quelle dell’Histoire naturelle di Buffon (vedi La vita artistica di Antonio Basoli cit., p. 61, 73 e 217). Da segnalare poi che nel Catalogo della Libreria Artistica del fu Antonio Basoli, Bologna, Tipografia Chierici, [1859-1860], a p. 2, viene citato, fra i libri messi in vendita dal fratello Francesco, il volume «Buffon – Raccolta di quadrupedi in grande, coloriti», che possiamo ipoteticamente identificare, per la vicinanza geografica, con un esemplare della serie Cattani-Nerozzi, piuttosto che con un esemplare dell’edizione veneziana Alessandri-Scattaglia o dell’edizione parigina Panckoucke.

Frontespizio del tomo I della Serie d’animali quadrupedi …, Bologna, dalla Calcografia Cattani e Nerozzi, 1788. Il 15 settembre 1787 Antonio Cattani moriva ad appena quaranta anni. Rimasto solo il socio Antonio Nerozzi cercava all’inizio del 1788 di esitare i fogli rimasti invenduti della Serie d’animali quadrupedi con un’emissione in due tomi, entrambi datati 1788 (Bologna, BcA)”
Tratto da: ZOO DI CARTA – La diffusione delle immagini zoologiche dell’Histoire naturelle di Buffon nell’Italia del Settecento a cura di Pierangelo Bellettini

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